top of page

Nella clinica di tutti i giorni durante l'anamnesi diversi pazienti riferiscono, soprattutto nelle ore notturne, la sensazione di formicolio e "addormentamento" a mani e braccia, tanto da doversi alzare e scuotere l'arto per riacquisire sensibilità.


𝑴𝑨 𝑷𝑬𝑹𝑪𝑯𝑬' 𝑨𝑪𝑪𝑨𝑫𝑬?

La risposta a questa domanda la possiamo ricercare, una volta esclusa radiculopatia cervicale o patologie a carico della spalla, nella SINDROME DELLO STRETTO TORACICO.


 

...𝑪𝑯𝑬 𝑪𝑶𝑺'𝑬' 𝑳𝑨 𝑺𝑰𝑵𝑫𝑹𝑶𝑴𝑬 𝑫𝑬𝑳𝑳𝑶 𝑺𝑻𝑹𝑬𝑻𝑻𝑶 𝑻𝑶𝑹𝑨𝑪𝑰𝑪𝑶?

La sindrome dello stretto toracico è una condizione nella quale i vasi sanguigni e/o i nervi, più precisamente arteria, vena succlavia e le radici inferiori del plesso brachiale, sono intrappolati o compressi in 3 aree differenti:

● tra i muscoli scaleni anteriore e medio del collo;

● tra la clavicola e la prima costa;

● sotto il processo coracoideo della scapola.


𝑺𝑬𝑮𝑵𝑰 𝑬 𝑺𝑰𝑵𝑻𝑶𝑴𝑰

Come già detto nel paragrafo iniziale, tra i sintomi possiamo riconoscere:

➤ dolore, formicolio e debolezza all'arto inferiore, in particolare braccio e mano (se abbiamo compressione del plesso brachiale);

➤ dolore, perdita di polso arterioso, arto freddo e pallore (se interessa invece le strutture vascolari)

➤ dolore esacerbato in particolare dal sollevamento dell'arto sopra il capo o dai movimenti del collo ma anche a riposo o durante le ore notturne.


𝑽𝑨𝑳𝑼𝑻𝑨𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬

Come in tutte le valutazioni fondamentale è l'anamnesi del paziente, dove l'operatore a seguito di domande precise (per esempio "ha formicolio notturno?" "Sensazione di formicolio alle mani? "il dolore inizia/aumenta quando solleva lateralmente il braccio a 90° o sopra la testa?") inizia a farsi un'idea della problematica e al contempo esclude quelle che vengono definite "red flag" ossia particolari segni e sintomi che possono farci sospettare patologie importanti di carattere medico che VIETANO il trattamento manuale.


Il passaggio successivo sarà un'accurata osservazione posturale, dove posso osservare, per esempio, spalle protratte in avanti, aumento della cifosi del tratto toracico o un'anteposizione di capo, a cui seguiranno 𝑻𝑬𝑺𝑻 specifici:

✓ TEST ADSON: va a valutare l'eventuale "pinzamento" del plesso brachiale a livello dei muscoli scaleni (il plesso brachiale passa, infatti, tra lo scaleno anteriore e medio) e si svolge facendo sedere il paziente, porto il capo in leggera estensione e rotazione omolaterale verso l'arto coinvolto e con il mio medio e indice a livello del polso (parte radiale) del paziente vado ad individuarne il polso; se avverto un cambiamento dell'intensità del polso oltre al fatto che dopo 15-30 secondi potrebbero comparire sintomi nel paziente il nostro test è positivo.

✓ TEST COSTO-CLAVICOLARE: chiedo al paziente di "srotolare" le spalle verso il dietro e chiedo di chiudere il mento verso lo sterno, delordizzando la cervicale (così facendo porto la 1 costa verso l'alto, comprimendo ulteriormente le strutture vascolo-nervose del collo) e io operatore vado sempre a testare l'intensità del polso radiale.

✓ TEST DI WRIGHT: paziente sempre seduto, porto passivamente l'arto coinvolto in abduzione-dietro e io operatore vado sempre a percepire il polso radiale.


 

𝒍𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒑𝒐𝒔𝒊𝒕𝒊𝒗𝒂 𝒅𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒑𝒂𝒑𝒊𝒓𝒐 𝒆̀ 𝒄𝒉𝒆... 𝑬𝑺𝑰𝑺𝑻𝑬 𝑳𝑨 𝑺𝑶𝑳𝑼𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬!!

Il mio lavoro consisterà quindi nel migliorare l'assetto posturale. NB: con questo non significa che esiste la postura perfetta (ho visto soggetti fortemente scoliotici stare benissimo!!) ma dal momento in cui abbiamo l'insorgenza di sintomi, si va a ricercare le strutture in disfunzioni per ricreare l'equilibrio e la massima ergonomia propria del soggetto.

Vado quindi a lavorare muscoli posturali quali ileopsoas, diaframma (ESSENZIALE) e quindi educo il paziente ad una ginnastica respiratoria adeguata, tecniche articolatorie a livello della clavicola, di tutto il cingolo scapolo-omerale e tratto cervicale, valutazione ed eventuale manipolazione delle prime coste, per poi concludere con trattamento fasciale del muscolo piccolo pettorale, succlavio, scaleni, SCOM.


Fondamentale dopo la seduta sarà la continuazione del lavoro fatto in studio a casa con esercizi di stretching per andare ad allungare i muscoli retratti come per esempio il piccolo pettorale (come si mostra nella foto a sinistra) e all'eventuale rinforzo, invece, di muscoli ipotonici come per esempio i muscoli del dorso (foto a destra).













Allungamento poi dei muscoli del collo oltre al riposo dalle attività aggravanti (ma prediligere al divano delle sane passeggiate).










𝑺𝒆 𝒗𝒊 𝒓𝒊𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒕𝒆 𝒊𝒏 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒖𝒓𝒂, 𝒏𝒐𝒏 𝒆𝒔𝒊𝒕𝒂𝒕𝒆 𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒂𝒕𝒕𝒂𝒓𝒎𝒊... 𝑰𝒏 𝒃𝒐𝒄𝒄𝒂 𝒂𝒍 𝒍𝒖𝒑𝒐!


Per info e appuntamenti:

Cell: 3486419427

Location: direttamente a casa vostra (su disponibilità) oppure nel mio studio in via Paribelli, 4, Sondrio.

79 visualizzazioni0 commenti
Immagine del redattoreGiulia Mazzini

Oggi vi porto la mia esperienza (ahimè negativa) personale.

In una società come la nostra, sempre di corsa, il tempo sembra non essere mai abbastanza... le giornate dovrebbero essere di almeno 30h!!!


La mia giornata, come quella di tanti altri colleghi e non, ultimamente inizia con la sveglia alle 5.30/6.30 e termina tra le19 e le 23, in base ai turni lavorativi (per chi non lo sapesse lavoro anche in un bar che mi accompagna da tre anni a questa parte permettendomi di svolgere i miei studi in tutta tranquillità), ai pazienti in studio e non, e per non farci mancare niente nel tempo libero si studia!

Insomma, i livelli di stress sono alle stelle e questo Covid di sicuro non facilita le cose, anzi!!


Tornando a noi e allo scopo di questo post (che non è un'autocommiserazione), questa mattina mi sono alzata completamente KO, la mia schiena ha iniziato a ribellarsi a tutto questo sovraccarico (psicologico e fisico), provocandomi un dolore tipo morsa lungo tutto il dorso fino ai glutei... e mò come faccio io a lavorare oggi??


Ovviamente la mia testardaggine mi impedisce di dire " ok Giulia, è il momento di fermarsi un momento" e mi si accende la LAMPADINA!

Qualche settimana prima il mio moroso, soffrendo anche lui di dolori alla schiena che addirittura irradiavano alla gamba, e siccome la sua morosa (cioè io) non aveva tempo di trattarlo (succede sempre così in famiglia haha) gli avevo consigliato di recuperare una pallina da tennis e automassaggiarsi con quella, ottenendo dei buoni risultati!


E fu così che la stessa pallina da tennis stamattina mi salvò la vita, permettendomi di riuscire (ad una qualche maniera) a concludere la giornata, senza "drogarmi" di farmaci!

Di seguito io che fingo di non soffrire come un cane..



CONSIGLIO: mantenere la compressione finchè avvertite un cedimento dei tessuti sottostanti la pallina o finchè il dolore inizia ad attenuarsi e le possibili irradiazioni (per esempio lungo la gamba) non iniziano a scomparire.


A questo fondamentale è l'associazione con il buon caro amico Stretching, che andrebbe fatto non dico tutti i giorni ma quasi.

Si so che starete pensando che è noioso e che non avete mai tempo di farlo eppure con quei 10 minuti ogni tanto, andate ad aumentare l'elasticità dei muscoli e tendini, incrementando notevolmente la capacità di movimento oltre a prevenire contratture muscolari.

Per il mal di schiena in questione a me piace fare questi semplici esercizi ma che reputo fondamentali:

Posizionarsi a squadra contro un muro o altro, con il sedere più vicino possibile alla superficie rigida. A questo punto posso aprire le braccia e compiere delle respirazioni, in particolare si inspira dal naso e si espira con la bocca profondamente. Con questo esercizio si va a detendere tutta la catena (muscolatura) posteriore, oltre ad un rilascio dello stesso diaframma che apporterà un rilassamento generale anche psicologico.

ALLUNGAMENTO DELLA CATENA POSTERIORE: posizionarsi a squadra contro un muro o altro, con il sedere il più vicino possibile alla superficie rigida. A questo punto posso aprire le braccia e compiere delle respirazioni, in particolare si inspira dal naso e si espira con la bocca profondamente. Con questo esercizio si va a detendere tutta la catena (muscolatura) posteriore, oltre ad un rilascio dello stesso diaframma che apporterà un rilassamento generale (anche psicologico).


ALLUNGAMENTO DEI PARAVERTEBRALI

ALLUNGAMENTO MUSCOLO ILEOPSOAS: tengo molto a questo muscolo, tanto che nessun paziente esce dal mio studio senza che gli abbia messo mano. Spesso viene anche chiamato muscolo dell'anima: oltre a darci la stabilità, serve per farci stare in equilibrio, sotto ogni punto di vista. Essendo l'unico muscolo che collega la colonna agli arti inferiori, è fondamentale per la nostra postura, andatura, flessibilità, e per il collegamento fasciale al diaframma (muscolo inspiratorio per eccellenza), lo psoas sarebbe anche collegato alle emozioni.



Infine, ma non meno importante, abbiamo l'ALLUNGAMENTO DEL MUSCOLO PIRIFORME: talvolta questo muscolo è anche responsabile della cosiddetta "sindrome del piriforme". Anatomicamente parlando il nervo sciatico originando da L4-S3, nel suo decorso lungo l'arto inferiore, passa proprio al di sotto del muscolo piriforme e quindi una rigidità e tensione di questo muscolo può andare a simulare una sorta di sciatalgia. E' inoltre connesso, insieme alla restante muscolatura glutea, alla muscolatura lombare per via fasciale.


Per quanto riguarda il tempo di tenuta dei vari esercizi, normalmente si parla di 30 secondi, io posso consigliarvi di mantenere la posizione finchè avvertite un rilascio della muscolatura.


IN BOCCA AL LUPO A TUTTI E MI RACCOMANDO (lo dico anche a me stessa), oltre all'autotrattamento che sicuramente vi aiuterà a ritrovare un pò di sollievo, sarà poi fondamentale rivolgervi a professionisti competenti nella ricerca della causa del dolore e successivamente nel suo mantenimento e prevenzione!


63 visualizzazioni0 commenti

Oggi voglio parlarvi di un argomento piuttosto comune ma purtroppo anche sottovalutato...

chi di noi non ha almeno una cicatrice?!


Le cicatrici sono il frutto della guarigione fisiologica dei tessuti che avviene in 3 fasi:

infiammazione (dalla durata di 3-4 giorni), proliferazione cellulare (per le tre settimane successive) ed infine abbiamo la fase di maturazione che può durare fino a uno o due anni.


Durante questo processo esistono diversi fattori che possono influenzare l'esito e la velocità di cicatrizzazione, tra cui fattori sistemici propri del soggetto, il tipo di pelle, la circolazione, le infezioni, l'alimentazione e ovviamente la profondità e l'estensione della ferita.


Pertanto alla cicatrice "normale" inizialmente rossa e pruriginosa ma che pian piano si schiarisce, mimetizzandosi con la cute circostante, possiamo contrapporre le cicatrici definite patologiche.

Tra queste ricordiamo la cicatrice ipertrofica (foto a sx) ed il cheloide (foto a dx) che si sviluppano in seguito ad una iperproduzione di tessuto connettivale; spesso vengono confuse ma, mentre la prima "si alza" solamente, rimanendo confinata alla zona del taglio e talvolta va incontro ad una regressione spontanea, il cheloide non solo "si alza" ma si "allarga" anche e raramente va incontro a risoluzione.







All'iperproduzione di tessuto, si contrappone un'ulteriore tipologia di cicatrice patologica che al contrario è causata da un'ipoproduzione di tessuto connettivo, la cicatrice atrofica, tipica nei soggetti con acne.



"CHE COSA PUO' FARE LA MASSO/OSTEOPATIA?

Queste cicatrici considerate patologiche oltre al mero lato estetico, possono nascondere delle aderenze tra i piani cutaneo, fasciale e muscolare che, metaforicamente parlando, possiamo considerare come delle mollette che vanno a pinzare i tessuti sottostanti, impedendo o limitando lo scorrimento delle strutture circostanti o adiacenti, interferendo non solo sulla componente meccanica ma anche su quella vascolare, linfatica e neurologica.


Pensate quindi quanto una piccola cicatrice possa creare alterazioni non solo in sede cicatriziale ma in tutto il nostro corpo, con evidenti squilibri anche posturali come mostra questa foto presa dall'articolo "obiettivo salute".

IN CONCLUSIONE...

La terapia manuale rappresenta pertanto un ottimo metodo preventivo oltre che risolutivo nei confronti delle interferenze meccaniche della cicatrice sui tessuti circostanti, tramite specifiche tecniche di scollamento dei tessuti cutaneo, fasciale e muscolare con lo scopo di mobilizzare, restituendo la giusta elasticità dei tessuti e di conseguenza migliorare tutto lo schema corporeo.



65 visualizzazioni0 commenti
bottom of page